Chi ha detto che variare fa bene solo nell’alimentazione? Certo una persona può decidere di seguire una dieta prevalemente composta da una categoria di cibo o mangiare un po’ di tutto e in questo modo mantenere un maggiore equilibrio. Entrambe sono scelte con pro e contro.
Lo stesso puoi fare nel mondo della salute. Puoi decidere di rimanere solo in un campo, o scegliere di formarti in più campi (senza disperdersi) per creare un intervento più equilibrato. Nessuno dei due fornisce una marcia in più con la concorrenza perchè semplicemente cambia il tipo di pubblico verso cui ti dirigi. Spesso però l’evoluzione di una figura di supporto alla salute e al benessere fuori dai normali parametri della sua professionalità di origine, può creare confusione sull’orientamento del suo lavoro.
In particolare spesso si pensa erroneamente che esistano scienze diverse, alcune standard, altre alternative.
Spesso io ho parlato di terapie alternative, perchè in Spagna così si dice per definire le terapie “complementarie”, ma in Italia questo riferimento terminologico genera un errore concettuale che vorrei corregere..
Alternativo è un termine che significa che in qualche modo con una tecnica o sistema diagnostico si può “sostituire” a un altro. Mentre Complementario significa che una tecnica può essere utilizzata per completare un’altra, coprendo lacune o semplicemente aumentandone l’efficacia. La prima crea divisione e parcellizzazione della scienza e dell’intervento terapeutico, la seconda integra le qualità positive della scienza intesa come conoscienza dei fenomeni della realtà e dell’intervento inteso come applicazione di tutti i fenomeni della realtà di cui abbiamo conoscienza.
Prendiamo ad esempio la Terapia Regressiva.
La terapia regressiva è una forma di intervento emozionale, in stato di rilassamento, che attraverso elementi di gioco di ruolo, psicoteatro e comunicazione emozionale, permette a una persona di raggiungere il nucleo emozionale di un trauma e di trattarlo con metafore, storie e avventure mentali per evitare parte del feedback doloroso associato al ricordo traumatico. Mettiamo l’esempio pratico di una persona, chiamamolo Marco, che ha avuto un padre che ritiene il suo lavoro molto importante e che quando il figlio segue un’altra strada, non lo accetta e in qualche modo smette di considerarlo alla sua altezza. In questo caso il figlio sviluppa un blocco professionale in cui ad esempio pur facendo ciò che gli piace si sente insoddisfatto e infelice, o addirittura pensa di aver trovato il suo lavoro ideale, ma in realtà sta seguendo una ribellione agli standard paterni.
Il trauma in questo caso è una mancanza di accettazione che spesso ha un’origine precisa nel passato della persona. Un ricordo concreto. Attraverso la psicologia classica si cercherebbe di scalare l’ipotetica montagna del passato per trovare il punto d’origine, mentre con la terapia regressiva questo punto viene metaforizzato fin dalla prima seduta dal cliente stesso in fase di rilassamento per poterlo affrontare con più facilità.
Se la terapia regressiva la chiamamo “terapia alternativa”, automaticamente la prendiamo come un intervento autnomo e completo. E anche se di questo si tratta, in termini della nuova scienza “integrale”, ossia che integra aspetti di diverse scienze per ottenere l’effetto migliore, si tornerebbe all’idea antica di una causa unica per ogni “disturbo”. Infatti nel caso di Marco, affrontare il suo rapporto traumatico con il genitore solo con la terapia regressiva, sarebbe esattamente come trattarla con psicologia classica o con un lavoro di gruppo o con un progetto di coaching lavorativo. Tutti ottimi strumenti, ma nessuno che dia quel tocco in più che fa passare una terapia di mesi o anni a una di giorni o settimane (orgoglioso obiettivo del mio lavoro).
In alternativa parlare di Terapie Complementarie permette un salto linguistico, concettuale e qualitativo eccezionale. Se infatti l’efficacia della sola terapia regressiva come molte altre tecniche specifiche può apportare dei benefici nella vita della persona, solo un lavoro multi-disciplinare può garantire un successo più rapido e soprattutto duraturo.
Per questo motivo trovo molto importante oggi cogliere l’occasione di correggere nei miei media, il termine “alternativo” con “complementario” perchè se io mi sento rappresentato dal secondo, spesso mi sono presentato erroneamente come il primo.
Il mio lavoro nasce da due nuclei di solidi trattamenti riconosciuti dalla scienza ufficiale. Psicologica Clinica per il mondo mentale e Terapia Chiropratica per il mondo fisico. Da queste due radici si sviluppano molteplici trattamenti complementari che utilizzo per rendere i trattamenti più efficaci.
La verità è che la eziologia multi-causale di qualunque disturbo trascende la semplice causalità diretta come per esempio genetica/virale/batteriologica per le alterazioni della salute fisica o traumatica/emozionale/di personalità per le alterazioni della salute mentale. La scienza punta sempre più verso l’integrazione dei due mondi, per cui sarebbe interessante vedere fino a che punto si possa curare un torcicollo con il counseling psicologico, o un disturbo bipolare con un programma di allenamento fisico. Però la risposta a qualunque alterazione dello stato di funzionamento statisticamente normale bio/psico/sociale di una persona (c’è da ricordarsi che senza le relazioni personali l’essere umano non è completo), è sicuramente data dall’unione di diversi approcci e piani di intervento che prendano in considerazione l’alterazione nella sua globalità.
Per questo motivo da oggi mi impegnerò a cambiare nelle mie reti sociali l’imprecisa definizione di “alternativa” alle tecniche che utilizzo, in “complementaria”. C’è una grande differenza tra uno specialista che ti dice che la sua specializzazione è la risposta alla tua richiesta e uno che ti permette di scegliere. E il mio obiettivo è appartenere alla seconda categoria.
La Crisi spesso spinge la società a creare risposte a bisogni estemporanei in un rapporto bisogno/estinzione immediata del bisogno che non prende in considerazione gli effetti a lungo periodo (come per esempio fumare una sigaretta per ottenere sollievo dell’ansia o mangiarsi una fetta di torta quando siamo insoddisfatti per qualcosa). Mentre la scienza spesso ci aiuta a considerare in maniera organica i nostri interventi. Per questo si parla tanto di terapie “alternative” in una società in cui la crisi è nei valori fondanti e nella valità dell’Istituzione per rispondere al desiderio estemporaneo delle persone che non credono più nei punti di riferimento ufficiali. Mentre la scienza spingendo verso l’integrazione ci fa vedere a lungo tempo i problemi polmonari o di aumento di peso dei nostri vizi compensatori e ci spiega che l’integrazione comprende l’alternativa ma senza dimenticare l’immagine nella sua interezza.
Io credo che esistono molte scienze, ma un solo metodo scientifico, che è quello che garantisce uno standard delle osservazioni e un approfondimento di fenomeni sperimentati nell’evidenza clinica. Questa scienza si declina in trattamenti conosciuti e meno conosciuti, indagati e meno indagati, e solo un approccio integrale permette che il tipo di trattamento non solo venga selezionato in base alle esigenze delle persona, ma venga anche completato da altri interventi volti a considerare tutti gli aspetti dell’obiettivo della persona in un percorso di salute e benessere.
Se fate parte di un’associazione, e avete voglia di approfondire date un’occhiata alla sezione Seminari e Conferenze che propongo a centri di salute e benessere per promuovere una consapevolezza a monte del “problema”, sia esso fisico o psicologico o spirituale. E se sei un professionista di questo amplissimo settore e ti riconosci nella mia filosofia di intervento, lascia un commento, fammi sapere cosa ne pensi o prendi contatto con me attraverso la mia mail luca.povoleri@gmail.com per creare una rete di specialisti che possa creare interventi di alto livello per persone che non si accontentano di “funzionare”, ma vogliono essere i protagonisti della loro avventura.